A sostegno dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) dell’Onu per ridurre la povertà, proteggere il pianeta e garantire pace e prosperità per tutti entro il 2030, lo stato delle Hawaii si è impegnato a produrre entro il 2045 il 100% della sua energia elettrica da fonti rinnovabili.
Già oggi sull’isola di Kauai, una delle sette isole abitate nel nord-ovest dell’arcipelago hawaiano (circa 70000 abitanti), è presente una centrale solare che con i suoi 77.000 pannelli produce almeno il 10% dell’energia necessaria all’isola, 24 ore al giorno, 365 giorni l’anno. L’impianto, gestito dalla ONG Kauai Island Utility Cooperative (KIUC), durante il periodo più soleggiato della giornata è probabilmente in grado di soddisfare il 100% delle esigenze energetiche diurne di Kauai, mentre per le 4 ore di picco della domanda serale, ci si affida all’energia stoccata nelle batterie.
Ma la vera innovazione di questa centrale solare è il modo con cui si è ovviato al problema della mancanza di spazio che si ha in un po’ tutte le Hawaii dove una popolazione di 1,4 milioni di residenti compete per la terra con agricoltori, turismo e industria. Qui invece una partnership tra un allevatore locale di pecore e la Kauai Island Utility Cooperative, sta invece dimostrando come imprese in competizione per le risorse del territorio possano avere rapporti reciprocamente vantaggiosi.
Le 350 pecore di Darryl Kaneshiro brucano l’erba che cresce tra i pannelli solari e che altrimenti ostacolerebbe la loro produttività. L’allevatore si è aggiudicato l’appalto vincendo su una compagnia che invece voleva eliminare l’erba con le macchine, trovando un modo più efficiente e sostenibile per l’ambiente.